Quando vedi la Fine e hai paura di un nuovo Inizio e…

“Quando vedi la Fine e hai paura di un nuovo Inizio”…

Mi ronza in testa questo titolo, come un jingle.

Di certo trovarsi in Liguria ha avuto questo micro vantaggio di potersi muovere con una settimana di anticipo rispetto al resto d’Italia.
Sperando che questa mossa non si paghi a caro prezzo in seguito.

Per quanto dica a me stessa che questo è un momento e che passerà, qualche dubbio e perplessità sorgono.

Non ho paura di camminare dove c’è altra gente, mi accorgo che però, in maniera spontanea,  mi aggiusto la mascherina per coprirmi il viso quando “incrocio” a metri di distanza un passante.

Mi fanno paura gli “estremisti” un po’ “vigili di quartiere” che sarebbero capaci di mandare al rogo un ciclista della domenica e a dilapidare un runner che corre da solo al Porto Antico. Ma li capisco. Esprimono la loro frustrazione e paura con il dissenso, dimenticandosi del Buon Senso e della Tolleranza.

Non ho paura degli sfrontati menefreghisti che si accalcano in piazza Raibetta, senza mascherina o al massimo, quelli alla moda, con la mascherina a coprire la pappagorgia da ingrasso da pane e pizze fatte in casa. Tutti ad una distanza nemmeno minimamente di sicurezza; ma mi rammarico nel vedere l’accanimento della volante della polizia, a fermare l’unica persona con la mascherina, che cammina da sola a distanza più che ragionevole di almeno 5 metri da un altro essere umano e sentirsi dire: “Signora, vada a casa, lei non può stare qui!“. E non basta insistere sul fatto che abiti a meno di 250m da casa, che stai prendendo 20minuti di boccata d’aria e vitamina D (nel decreto non si capiva se quindi per Prossimità si intendesse fino a 249m da casa per poter fare il criceto intorno al quartiere) e che a breve rientrerai nella tua cella di sicurezza chiamata Casa in Centro Storico... ed era pure Pasqua… All By Miself!

Ho paura che tutto non tornerà come prima, ma magari sarà meglio. Meglio sicuramente è la situazione per la Natura che ringrazia di questa pausa dopo decenni di stress. Tanto bella che è come un gioiello, “guardare (da lontano) e non toccare!”

E in tutta questa atmosfera da film dell’horror e anche un po’ grottesca… bisogna comunque ringraziare del beneficio di avere un lavoro dipendente e aspettare (chissà e se) quando arriverà la cassa integrazione… Utopia, miraggio o solo questione di tempi “tecnici”?

Questa di sicuro è un’occasione per provare a se stessi che la natura umana è quella di adattarsi ed evolvere. Scommettere sulle proprie capacità di adeguarsi e non sui propri “skills”, per reinventarsi un lavoro e un futuro certamente diversi da quello che avevi  sognato e sul quale tanto duramente lavorato mettendoci amore, energia e speranza. Sembra inevitabile. Ma non voglio dare una connotazione negativa all’inevitabilità.

So che, paradossalmente, l’inevitabile sembra essere una cosa certa.

 

continua…

alla fine del tunnel...

Lascia un commento