I Sogni nel cassetto secondo Atma

Procrastinare o aver paura di affrontare uno scoglio.

Questa parola nemmeno tanto simpatica ma che rimbalza nella testa come la pallina di un flipper. Procrastinare.
Posticipare, rimandare… e potrei aggiungere “mettere nel cassetto” e dimenticare…, si può applicare a molti dei progetti, più o meno brillanti, che ho messo in cantiere e mai terminato.
A volte non si tratta di essere pigri, di non aver voglia di portare avanti un progetto, un’idea. Di recente ho fatto questa riflessione, come un’epifania… “Ma non è che questo perpetuarsi di giorni, settimane, mesi e a volte, ahimè, anni, è dovuto alla paura di affrontare quell’idea, del cambiare la propria vita se non addirittura, mettersi in gioco e confrontarsi con alcune paure recondite, subconsce o scheletri/fantasmi?“.

Perché questa riflessione, proprio ora. Beh, ovvio in questo periodo di distanziamento sociale per coronavirus, che è stato come una reclusione dal mondo e dalla società, ha dato grande possibilità a tutti noi, sia di tempo che spazio, per portare avanti ciò che nel quotidiano non riusciamo o non crediamo di poter portare avanti.

Nel mio caso, tutte le idee che mi hanno portato a lasciare un lavoro, ben pagato e sicuro.

TUTTE! Tutte quelle che avevo in mente al mio grandioso ritorno dalla mia impresa titanica, il Giro del Mondo. Cosa davvero volevo fare? Tutto, tranne quello che ho davvero fatto in questi, quasi, 10 anni.

Certo, ho fatto tanto altro, e non mi pento per questo. Sono state tutte esperienze di crescita, di mettermi in gioco sotto vari aspetti. Ma non ho mai avuto la forza di impormi, fermarmi davvero, e provare a portare avanti le mie di idee, e non a farmi trascinare dagli eventi.

La componente economica ha sicuramente interferito con i miei progetti. Non avendo le “spalle coperte”.
Il non sapere come muovermi e non avere un gruppo che sostenesse le mie idee.
La maturità necessaria per affrontare dei progetti grandi come quelli che avevo.

Curiosi? Che cosa bolle in pentola da così tanto? Cosa si è “stufato”?

Scrivere un nuovo libro di poesie, in cantiere da prima ancora della pubblicazione di Poesitive. Non vi svelo il titolo, nato prima di tutto il resto, come il primo. E se penso per quanto tempo è stato in cantiere (circa dal 1998 e pubblicato nel 2010), direi che ancora ho un piccolo margine per essere più rapida questa volta.

Ma in sé, non è poi così difficile fare una raccolta di poesie già scritte, forse qualche mese di lavoro. Ma perché non farlo? Anche solo nei ritagli di tempo, in un anno ce l’avrei fatta. Quello che mi ha fermato è pura e semplice: Paura! Paura di non trovare qualcuno che mi voglia pubblicare, insieme alla certezza che per essere letti da un pubblico “poetico”, bisogna avere un minimo di successo nella prosa…
Beh, ma che cosa aspetto?
Un altro libro era già praticamente pronto. Così mia madre definiva il mio blog, proprio questo, RoundTripWorld. Già pronto, solo da unire e sistemare.
Tornata dal giro del mondo avrei avuto la mente fresca di ricordi e sfumature che ora mi sembrano più foto in bianco e nero, poco nitide.
Anche di questo libro ho già un titolo e una copertina in mente.
E quanti altri libri di viaggi sono stati pubblicati e quanti travel-blogger DOPO di me, sono arrivati. Cosa mi è mancato per avere successo?

SCRIVERE IN INGLESE, sarebbe stata già una mossa vincente. Avrei potuto contattare qualche editore, sfoderare il mio fantastico talento linguistico.

Dove è finita la mia voglia di comunicare, di esprimermi, cosa mi ha fermata? La risposta è sempre la Paura. Di non farcela, di fare fiasco, di non credere che un’idea così avvincente possa davvero realizzarsi.

Eppure di imprese ne ho fatte tante con successo. Ecco perché rimuginando in questo periodo di isolamento, mentre le pareti facevano da boomerang ai miei pensieri, ho scovato altre motivazioni che hanno frenato la mia creatività.

Non ero pronta.

Non ero pronta ad affrontare emotivamente un carico del genere. Mettermi in gioco in una maniera ancora più forte, rispetto allo scorrazzare sulle strade di tutto il mondo.
Mi sono persa nella quotidianità con l’idea che per arrivare a fine mese dovevo trovare un lavoro subito, che chissà quanto tempo ci avrei messo a scrivere e a farmi conoscere. Per non parlare dell’indotto ai progetti stessi. Idee secondarie, connesse al Macro-obiettivo, altri ostacoli che mi hanno frenato invece che incoraggiarmi.

Ho visto massi come muri, invece che scalini per salire più in alto.

Avevo lasciato il lavoro per aprire uno Centro dove insegnare yoga e corsi di massaggio, un luogo dove venire a stare bene, tipo Health-Farm.
Dov’è quella casa al mare dove vorrei fare questo grande salto? In che parte del mondo. Ecco. Ora vi parlo del mio fallimento più grande.

NON SONO RIUSCITA A TROVARE UN LUOGO.

Ho girato tanto per trovare un posto dove stare, costruire e crescere. Sono tornata a casa con delle certezze, cioè del dove NON VOGLIO VIVERE, e di dove preferirei stare. Ma non c’è una città, una regione, una nazione precisa. Avevo scelto il bacino del Mediterraneo. Questo sì.
Sono cittadina del mondo, ma sono a casa nel mio mare, in mezzo ai profumi delle resine dei pini, dell’origano, della lavanda, del rosmarino, del timo. Questi sono odori di casa. Non potrei starne senza.
Mare o Montagna? Mare… Stringi stringi, la Liguria sarebbe stata il luogo più adatto. Genova? Ora posso dire di no, con certezza. Non ha retto ai miei alti standard di vivibilità e civiltà.

Un capricorno senza un luogo, senza una terra su cui poggiarsi, che fa?

Sono franata dove non avevo terra su cui camminare e costruire.

Non prendete tutto ciò che scrivo ora come lamentela. E’ un dato di fatto. Non sono ancora soddisfatta, non ho trovato ancora le condizioni ideali per radicare e formare questo grande progetto. E nel frattempo hanno orbitato vari Facsimile o progetti-tampone, che mi hanno fatto credere più di una volta che forse la strada era davvero un’altra.
Che a tutto ci fosse un motivo. Ora ci trovo solo questo di motivo: “Non ero pronta”. Avevo paura di lasciare qualcosa di certo. Pur avendo dimostrato a me stessa di essere stata coraggiosa in passato. Avevo sviluppato attaccamento a risultati che non erano i miei, dopotutto non facendo parte integra proprio di questi. Portando avanti le idee degli altri, dando la priorità a tutto, tranne che a me.

Ma come in tutte le mie riflessioni, di questi 10 anni di Blog a fisarmonica (ci sono-non ci sono), ora ho realizzato che tutta la forza e il coraggio che stanno dentro di me sono più che necessari al mio scopo. Che non devo VOLERE una cosa, ma FARLA e BASTA!

E non sono ancora pronta per dimagrire. Il mio stato di “Emergenza” non è ancora passato del tutto. Ma non voglio trovare giustificazioni o scuse banali.

Per procedere nella vita, oltre ad avere obiettivi, bisogna trovare e avere la forza necessaria per affrontarli, per perseguirli.
Per alcuni basta il classico colpo di coda, un full immersion ed è fatta.
Per altri ci va una perseveranza che non deve inciampare in nessun’altra distrazione o interferenza. Altrimenti sei daccapo.

SCRIVERE, CURARE, CURARMI.

Da dove si comincia? Da tutti e tre.

Ho ripreso a scrivere, ho ricominciato a prendermi cura delle persone e a coltivare il progetto Animaolistica, e sto iniziando a curare me stessa, vivendo in un ambiente migliore e dedicandomi più attenzioni e tempo sacro a Me.

Sono in cantiere un po’ di idee, e le sto portando avanti.
Che sia la volta giusta? Lo vedremo solo alla fine.

MI SFIDO!

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Photo by Erik Mclean on Unsplash

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